Quando ho cominciato ad avvicinarmi al mondo della poesia, Leopardi era u ricordo scolastico: conosco a memoria L’infinito e per un sacco di motivi le Marche e la zona di Recanati mi sono diventate familiari, così come l’ermo colle della poesia. Giocoforza ho approfondito la conoscenza con Giacomo, che certo non ha avuto una vita facile, seppur fosse figlio di un nobile casato, soprattutto dal punto di vista della salute ebbe seri problemi reumatici e psicologici che lo condizionarono poi nel corso della sua esistenza futura. Ciò nonostante segno in modo indelebile la poetica ottocentesca precorrendo l’esistenzialismo e segnalandosi come uno dei principali poeti e filosofi a livello mondiale.
Alla Luna è un poema composto nel 1820 in endecasillabi sciolti, il titolo originale del componimento era La ricordanza, e il ricordo, tema assai caro al Leopardi, occupa quasi interamente la seconda parte del testo, mentre nella prima parte viene descritto in modo soave un notturno lunare. Fa parte dei Canti, pubblicati nel 1831, per la precisone si tratta del quattordicesimo canto, e gli ultimi versi sono stati aggiunti in una edizione postuma del 1845. Una piccola, delicata, meraviglia da leggere con calma e attenzione.. magari al chiaro di luna.

XIV – ALLA LUNA (1820)
O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio,alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, nè cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri!
SZ