T.S. Eliot – Terra desolata.

T.S. Eliot nasce negli Stati Uniti nel 1988, dopo gli studi ad Harvard si trasferisce in Inghilterra nel 1915. Due anni dopo pubblica la sua prima raccolta di poesie. nel 1927 riceverà la cittadinanza Inglese e nel 1948 otterrà il Nobel per la letteratura.

Sin dalle prime poesie Eliot è decisamente critico nei confronti della frivolezza della società contemporanea, vista con il disincanto e la disperazione di chi ha sprecato gli anni migliori della giovinezza nell’ assurdo primo conflitto mondiale. Il bello, spesso retaggio classico è accostato allo squallido fin una dicotomia netta che fa emergere le contraddizioni della società.

La poesia di Eliot potrebbe essere definita come modernismo attivo: sviluppata per immagini, utilizza termini non consueti e frequenti richiami a lingue straniere o riferimenti ai classici (un po’ come negli scritti di Joyce), portando il lettore ad essere parte attiva dei poemi: una poesia quasi “cinematografica” spesso senza connessioni logiche evidenti che costringe quasi a riflettere su quanto si sta leggendo. La poesia proposta oggi ne è una chiara rappresentazione.

Poema “manifesto del modernismo”, pone al centro la disgregazione dell’Occidente, le rovine, oggettive e soggettive. La poesia trova nel frammento la propria forma e procede per associazioni e percezioni, in tempi e luoghi diversi. Siamo in un terra guasta, desertica, gli uomini si muovono come dannati e i cadaveri in giardino non germogliano più.

Buona lettura.

T.S. ELIOT – TERRA DESOLATA

Quali radici si afferrano, quali rami crescono
su queste rovine di pietra? Figlio dell’uomo
tu non lo puoi dire, né immaginare
perché conosci soltanto
un cumulo di immagini rotte, là dove batte il sole.
(…)
Città irreale,
sotto la nebbia scura di un’alba d’inverno
una folla fluiva su London Bridge, tanta
che io non avrei creduto che morte
tanta ne avesse disfatta. Sospiri
corti e rari ne esalavano
ognuno andava con gli occhi fissi davanti ai piedi.
Fluivano
su per il colle e giù
per King William Street fino a dove
Saint Mary Woolnoth segnava le ore
con un suono morto all’ultimo tocco delle nove.
Là vidi un tale che conoscevo e lo fermai gridando:
“Stetson!
Tu che eri a Mylae con me sulle navi
quel cadavere che l’anno scorso hai piantato in giardino
ha cominciato a germogliare? Fiorirà
quest’anno? O il gelo improvviso
ne ha danneggiato l’aiuola? Oh tieni il Cane lontano
che è amico dell’uomo, se non con le unghie
lo metterà allo scoperto! Tu
hypocrite lecteur! – mon semblable – mon frère!”

SZ

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