Piero Calamandrei – Lo avrai, camerata Kesserling…

Firenze, 21 aprile 1889 – Firenze, 27 settembre 1956. Piero Calamandrei fu giornalista, giurista, politico e docente universitario. Fondatore del Partito d’Azione Manifestò sempre la sua avversione alla dittatura di Mussolini, aderendo nel 1925 al Manifesto degli intellettuali antifascisti. Durante il ventennio fascista fu uno dei pochissimi professori e avvocati che non ebbe né chiese la tessera del partito fascista, continuando sempre a far parte del movimento antagonista. dopo l’8 settembre fu colpito da mandato di cattura, dopo la liberazione dal nazi-fascismo fu eletto nella Consulta prima e successivamente nella Assemblea Costituente.

Rimane celebre la sua dichiarazione finale nel 1955 a conclusione di un seminario sulla Costituzione Italiana tenutosi a Milano in un clima piuttosto caldo fra universitari di sinistra e reazionari di destra, Calamandrei concluse il suo discorso così:”«Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione». Era il 26 gennaio 1955, ma le parole risounano ancora forti in ogni cittadino che conosce e rispetta e ama la costituzione italiana. La poesia di oggi, qui di seguito è una epigrafe (recante la data del 4.12.1952, ottavo anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti), scritta in riposta ad Albert Kesselring, comandante in capo delle forze di occupazione naziste in Italia, il quale ebbe la sfrontatezza di dichiarare che gli italiani avrebbero fatto bene a erigergli un monumento. Buona Lettura!

PIERO CALAMNDREI – LO AVRAI, CAMERATA KESSERLING…

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani, ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio, non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

SZ

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