Egidio Meneghetti è stato un farmacologo veronese nato nel 1892. Attraversò i due conflitti mondiali, schierandosi durante la seconda guerra mondiale su posizioni dichiaratamente antifasciste per le quali fu ricercato e interrogato nel 1945 dalla famigerata banda Carità. Venne consegnato alle SS per essere tradotto ai lager tedeschi, dopo un breve periodo di reclusione in un campo italiano, Meneghetti venne liberato tra la fine di aprile e i primi di maggio 1945, e ci ha lasciato questa poesia in dialetto veronese che racconta la sua esperienza di lager. E’ stato insignito della medaglia d’argento al valor militare. Morì a Padova nel 1961.
EGIDIO MENEGHETTI – EL LAGER
“Visin dela città, soto le coline
ingarbuiè de erba sgrendenà,
se quacia el campo di concentramento:
tuto a torno na mura de cemento
e na corona rùsena de spine:
davanti, sul portòn de piombo e fero
na gran parola impiturà de nero LAGER
E drento, su do file, blochi sgonfi
de slorda de fetori e de pioci.
In meso a le do file un largo spiasso,
in fondo de traverso, longo, basso,
schissà par tera, el bloco dele cele
e, drio, la tore dele sentinele
pronte col mitra par spassar el campo.”
Egidio Meneghetti, matr. 10568

EGIDIO MENEGHETTI – IL LAGER
Vicino alla città, sotto le colline
ingarbugliate di erba contorta
c’è coperto, il campo di concentramento
tutto intorno un muro di cemento
e una corona arrugginita di filo spinato
davanti, sul portone di piombo e ferro
una grande scritta dipinta in nero LAGER
E dentro, su due file, blocchi gonfi
di sporcizia, fetore e pidocchi.
In mezzo alle due file un largo spiazzo
e in fondo di traverso, lungo e basso
schiacciato a terra, il blocco delle celle
e dietro, la torre delle sentinelle
pronte con il mitra a spazzare il campo.
Egidio Meneghetti, matr. 10568
traduzione di Stefano Zorzi