“Non dimenticarlo mai: ora non è il momento adatto per vincere, ma per combattere le sconfitte”
Il 14 agosto di sessant’anni fa moriva a Berlino Est uno dei più grandi poeti e drammaturghi del Novecento, Bertolt Brecht. Scelgo di pubblicare questa poesia per dare la possibilità di conoscere più da vicino questa figura che è riuscita nel miracolo di essere invece un poeta militante. Brecht ebbe cioè la capacità di fare della letteratura un’arma di lotta politica, senza per questo subordinarla alle esigenze espressive e propagandistiche di una quasivoglia autorità partitica. La grandezza della letteratura di Brecht risiede nella solidità di una visione teorica autonoma, nella capacità di elaborare una forma d’arte (il teatro epico) adatta alle sfide del proprio tempo e che potesse essere veicolo di conoscenza per gli spettatori.
Riassumendo in una sola espressione il senso della sua opera, Brecht nella storia della letteratura occidentale, è lo scrittore che più di tutti ha esortato il lettore (o lo spettatore, nel caso del teatro), a svegliarsi e soprattutto a rimanere sveglio per mezzo del confronto con l’opera d’arte.
Se l’importanza di Brecht per la storia della letteratura è legata maggiormente al genere teatro, non meno belle sono le sue poesie, dove la passione militante si accompagna a momenti di dubbio e di dolorosa interrogazione sulle prospettive della società che lo circonda. Buona Lettura!

BERTOLT BRECHT – DOMANDE DI UN LETTORE OPERAIO
Tebe dalle Sette Porte, chi la costruì?
Ci sono i nomi dei re, dentro i libri.
Son stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra?
Babilonia, distrutta tante volte,
chi altrettante la riedificò? In quali case
di Lima lucente d’oro abitavano i costruttori?
Dove andarono, la sera che terminarono la Grande Muraglia,
i muratori? Roma la grande
è piena di archi di trionfo. Chi li costruì? Su chi
trionfarono i Cesari? La celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti? Anche nella favolosa Atlantide
nella notte che il mare li inghiottì, affogavano urlando
aiuto ai loro schiavi.
Il giovane Alessandro conquistò l’India.
Lui solo?
Cesare sconfisse i Galli.
Non aveva con sé nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna pianse, quando la flotta
gli fu affondata. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi,
oltre a lui, l’ha vinta?
Una vittoria ogni pagina.
Chi cucinò la cena della vittoria?
Ogni dieci anni un grande uomo.
Chi ne pagò le spese?
Tante vicende.
Tante domande.