di Stefano Zorzi
Magari qualcuno si stupirà, e qualcun altro storcerà il naso di fronte alla scelta di oggi: ci sta! Stiamo parlando di un ottimo film e di una colonna sonora, sole cover di canzoni ultra conosciute, ben suonate da una ottima band, ma nulla di epocale dal punto di vista musicale. Un ottimo film accompagnato da dell’ottimo blues e dell’ottimo soul, ma ci fermiamo qua. Vero, però… in realtà…
In realtà stiamo parlando della colonna sonora di una delle più influenti commedie musicali delle storia del cinema, un film che ha cambiato la vita, o meglio l’attitudine alla vita di tanti che, come il sottoscritto, quando il film è uscito erano adolescenti o poco più. Io ho tre ricordi fondamentali degli anni fra il 1980 e il 1985: la scuola superiore, l’esordio nel mondo “dei grandi”, The Blues Brothers al cinema e i Clash sul giradischi più spesso che altri dischi: poi, è venuto tutto il resto. Dopo, però!
Era il 16 giugno 1980, si più o meno un mese fa, ma sapete della mia idiosincrasia per gli anniversari e le ricorrenze, quando il film debuttò nelle sale Americane, stentando al botteghino, dopo un investimento di 30 milioni di dollari nessuno poteva prevedere il “culto” che si creò attorno alla pellicola soprattutto fuori dai confini degli Stati Uniti. Un successo fuori da ogni logica previsione; ben più marcato rispetto al budget del film e superiore a qualsiasi aspettativa del buon John Landis e della produzione.

Ma come può la sgangherata storia di due bluesman, squattrinati, orfani, avanzi di galera che vengono illuminati sulla via di Triple Rock da un fenomenale James Brown, affinchè decidano di salvare nel nome di Dio l’orfanatrofio in cui sono cresciuti, dalla micidiale agenzia delle tasse americana, come può questa favola aver inciso così tanto nell’immaginario collettivo di tantissimi giovani, creando il mito di John Belushi, garantendo eterna riconoscenza alla vena comica di Dan Aykroyd, garantendosi una delle migliori colonne della storia del cinema e un futuro assicurato alla Blues Brothers Band? Tutto questo in un solo film? Ebbene si! In un solo film e in una sequenza di battute al fulmicotone, senza togliersi mai il cappello (Joilet Jack) e togliendosi una sola volta gli occhiali da sole. Perchè in fondo poi è quello che tutti volevamo all’epoca: essere tragsressivi, anche in Chiesa come il Pastore Cleophus James a Triple Rock che proprio omologato non è, sognavamo tutti di fare il “lavoro” del musicista che suona nei locali pagato in birra, dorme fino a mezzogiorno e il pomeriggio si dedica alla ricerca del prossimo posto dove suonare, perchè tutti avremmo voluto essere al posto dei Blues Brothers al ristorante di Tom Malone per “convincerlo” a tornare nella banda.
E poi perché tutti odiavamo e odiamo i nazisti dell’Illinois, anzi i nazisti in genere e prima o poi ci siamo inventati una lista di stupidaggini e menzogne come quella che Jack recita nelle fogne prima di “guardare” la povera Carrie Fisher e abbandonarla nuovamente. E poi perché chi potrebbe resistere al “tiro” di Sweet Home Chicago o ai cori di Minnie the Moocher cantata da Cab Calloway. E trovatemi uno con la passione per la musica che, potendo, non avesse voluto entrare nel negozio di Ray Charles a provare gli strumenti musicali, mentre fuori John Lee Hooker incendia la strada con il blues di Boom Boom Boom. E chi non vorrebbe avere come compagna Aretha Franklin che ti canta Think, mentre torni in pista con la vecchia band? Suvvia era la rivoluzione che stavamo sognando, senza armi e bombe, ma a suon di musica e che musica!!
Certo, ora son passati 40 anni e dal sogno ci siamo svegliati, ma vi sfido: se avete amato come me i Blues Brothers, a restare indifferenti quando il film passa in Tv o potete vederlo in qualche registrazione, l’avrò visto 100 e più volte e lo guarderò ancora e ancora. Perché le favole, anche quelle a lieto fine, come i sogni sono il sale della nostra vita e ancora accarezzerò le corde della chitarra sulle note di Sweet home Chicago e Everybody needs somebody to love, perché di sognare non sono mai stanco! Come on, Baby don’t you wanna go, back to same old place, sweet home Chicago….
Per chi volesse approfondire, e magari mostrare il film a figli e nipoti, trova The Blues Brothers su varie piattaforme e anche la colonna sonora, votata come la migliore della storia del cinema si trova facilmente su Spotify, Deezer e Apple Music. Se come probabile vi innamorerete di John Belushi, vi consiglio la biografia di Bob Woodward, Chi tocca muore – La breve delirante vita di John Belushi. Dan Aykroyd per fortuna è vivo e vegeto, seguito online. Se volete saperne di più, http://www.bluesbrothersofficialsite.com
SZ