di Stefano Zorzi
Esiste da sempre una dicotomia intrinseca al rock’n’roll: il successo planetario delle band europee deve essere santificato da tour e successi negli States e viceversa per le band a stelle e strisce. Diciamo che è un must che identifica l’essere star, poi ci sono delle anomalie come possono essere i Ramones. Mi spiego, se pensate alla breve, brevissima epopea punk che band vi viene in mente? 9 su 10 risponderanno i Sex Pistols, dissacranti, deflagranti, irrispettosi, violentemente ironici e rappresentanti di una generazione delusa da tutto e che voleva indirizzare il mondo non si sa bene dove. OK, giusto! Però un anno prima della “Grande truffa del Rock’n’Roll”, quattro finti fratelli portoricani coi jeans strappati e il chiodo sulla t-shirt davano alle stampe un disco intitolato RAMONES: 30 minuti di punk-rock all’ennesima potenza, intrecci sonori da 3 accordi, basso e batteria a tempo, la voce di Joey a declamare testi rabbiosi e rock secco ed essenziale.
Quindi se i Pistols hanno consacrato la spinta planetaria del punk a livello di immagine, appare evidente che i Ramones abbiano gettato le basi dell’estetica del punk, sia dal punto di vista sonoro che dal punto di vista dell’immagine: il chiodo sulla t-shirt e i jeans strappati che andrebbero spiegati ai ragazzini trapper di oggi. Va oltre considerato il fatto che nella scena punk degli anni 70 a New York giravano personaggi come Patti Smith, i Television di Tom Verlaine, i Talking Heads di David Byrne, tutti al CBGB’s a far casino fino a notte fonda…
I Ramones, precursori del punk e punta di diamante nel recupero delle sonorità Garage di 60 ma venate da melodie pop, surf e bubblegum music. Non li ho, purtroppo, mai visti dal vivo se non in qualche video, ma la raffica di canzoni riprende la successione dei dischi con decisa virulenza! I quattro hanno inventato il modello perfetto di band giovanile incazzata con il mondo, ma con una gran voglia di divertirsi con chitarra basso e batteria. Dopo RAMONES ci saranno tante altre prove discografiche di ottimo livello, ma la spontaneità genuina del primo album non sarà più raggiunta, anche perché raggiungere gli apici di Blietzkrieg Bop e I wanna sniff some glue è impresa ardua assai. 5 stelle piene e raffica di ascolti. Disco seminale nell’epopea del rock.

Per Approfondire: ROCKET TO RUSSIA(1977), ROAD TO RUIN(1978), END OF THE CENTURY(1980)
Artisti: Sex Pistols, The Clash, Johnny Thunders, Motorhead, New York Dolls