di Stefano Zorzi
“We are sad to announce that Lawrence Ferlinghetti, distinguished American poet, artist, and founder of City Lights Booksellers and Publishers, has died in San Francisco, California. He was 101 years old.”
Comincia così il saluto di City Light Booksellers and Publisher al suo fondatore. Lawrence Ferlinghetti era ed è stato protagonista, anima e mentore della casa editrice indipendente da lui fondata; amava definirsi un libraio: quel mestiere antico di custode e gestore della conoscenza “scritta” di cui nell’epoca frenetica dei social avremmo così tanto bisogno.
Mai allineato il nostro, 101 anni passati nella più convinta anarchia intellettuale, anarchia che nel suo linguaggio era sinonimo di indipendenza e libertà, soprattutto dal conformismo e dall’omologazione.
Immigrato “per cultura familiare” negli States dove nasce nel 1919, figlio di padre italiano (di Brescia), che Lawrence mai conoscerà poichè il padre muore sei mesi prima della nascita del nostro, e madre franco-portoghese che viene rinchiusa in manicomio quando Lawrence ha poco più di un anno. Manicomio che la accompagnerà fino alla tomba. Lawrence cresce con la zia Emily a Strasburgo, in Francia, poi a 5 anni ritorna a New York e viene adottato dalla famiglia presso cui zia Emily trova lavoro. Durante la guerra si arruola in Marina e al termine del conflitto mondiale ottiene un diploma post-laurea alla Columbia University e ottiene una laurea alla Sorbona di Parigi.
Nel 1953 si sposta a San Francisco, dove fonda la casa editrice City Light. Una svolta. Fu parte attiva della Beat Generation pubblicando il lavori di Kerouac e Ginsberg. Per la pubblicazione di “Urlo” venne arrestato e finisce in prigione con l’accusa di oscenità. Fedele al suo essere anarchico sarà, nonostante le difficoltà, una delle voci principali della cultura della Beat Generation.
Ma Lawrence Ferlinghetti è stato oltre che libraio, editore, filosofo, contestatore e anarchico, un poeta di assoluto livello. Lo omaggio qui nel mio piccolo con una delle sue più belle e intense opere: Il Poeta Pescatore. Grazie Larry, per il tuo secolo di frenetica ricerca di qualcosa in più, di quella luce per cui «la luce viene prima e l’oscurità non è che un’ombra fugace da eliminare con più luce» («A Word»).
Leggerti è stato un sollievo e un onore. Ti sia lieve la terra.
A voi come sempre buona lettura.
Il Poeta Pescatore,
poesia di Lawrence Ferlinghetti

Invecchiando percepisco
che la vita ha la coda in bocca
e gli altri poeti gli altri pittori
non significano più alcun genere di competizione
È il cielo a lanciare la sfida
il cielo ha bisogno di decifrare
anche se gli astronomi si sforzano di sentirlo
con le loro enormi orecchie elettriche
il cielo che ci sussurra costantemente
gli ultimi segreti dell’universo
il cielo che respira dentro e fuori
come fosse l’interno di una bocca
del cosmo
il cielo che è anche la sponda della terra
e anche quella del mare
il cielo con le sue molte voci e nessun dio
il cielo che racchiude un mare di suoni
e di echi che ci rimanda
come in un’onda contro la parete del mare
Poesie intere dizionari interi
arrotolati in un rombo di tuono
E ogni tramonto un action painting
e ogni nuvola un libro di ombre
attraverso le quali volano selvagge
le vocali degli uccelli che stanno per gridare
E il cielo è chiaro per il pescatore
anche se è coperto
Lo vede per quello che è:
uno specchio del mare sul punto di crollare su di lui
sulla barca di legno al cupo orizzonte
Dobbiamo pensarlo come poeta per sempre faccia a faccia con la vecchia realtà
dove gli uccelli non volano mai prima della tempesta
E lui sa quello che verrà giù
prima dell’alba
e lui è la sua migliore vedetta
ascoltando il suono dell’universo
e cantando le sue visioni
della terra dei vivi