Dennis Brutus – Sopravviviamo comunque

Parlando di poesia si richiamano spesso i poeti italiani, francesi, americani, inglesi spagnoli. Molta meno attenzione si dedica alla poesia proveniente dal continente africano, se si escludono alcuni importanti poeti della fascia mediorientale (Gibran su tutti).

L’Africa è invece un continente che, proprio per le vicissitudini che il continente ha subito nel corso dei secoli, ha prodotto e produce poeti di grande livello come ad esempio Dennis Brutus, morto nel 2009 è stato un poeta, scrittore e attivista sud-africano. Meticcio, registrato come colored dagli organismi statali, ha scritto e lottato fino alla morte per i diritti dei neri nel Sud Africa dell’apartheid. Insegnante in vari licei sudafricani, venne licenziato per le sue idee anti-apartheid che difese strenuamente fino a proporre, con una protesta che lo rese piuttosto famoso, il divieto per il Sud Africa di partecipare alle Olimpiadi del 1964 a Tokyo. Protesta per la quale fu arrestato e condotto in carcere.

A Brutus era proibito pubblicare in Sud Africa, cosicché la prima raccolta di poesie Sirene, nocche e stivali fu pubblicata in Nigeria e gli valse un riconoscimento quale poeta nero d’eccezione, riconoscimento che rifutò in quando discriminatorio, dato che un premio esclusivamente dedicato ai neri.

dopo il rilascio dal carcere va in esilio in Gran Bretagna, per poi rifugiarsi negli Stati Uniti prima del ritorno in Sud Africa nel 1992. Li continuerà la sua attività di scrittore e poeta fino alla morte per cancro del 2009. Vi lascio con questa struggente poesia: la propongo tradotta da Pina Piccolo e in lingua originale . Buona lettura!

DENNI BRUTUS – SOPRAVVIVIAMO COMUNQE / SOMEHOW WE SURVIVE

 

Sopravviviamo comunque e non appassisce, frustrata, la tenerezza. 

Fasci luminosi indagano come rastrelli i nostri nudi contorni inermi

accigliato ci sovrasta il Decalogo monolitico

di divieti fascisti e vacilla verso la catastrofica caduta;

lo stivale s’accanisce contro la porta sbrindellata. 

Ma sopravviviamo comunque agli strappi, alla deprivazione e alle perdite 

Le pattuglie si srotolano lungo il buio dell’asfalto

sibilando minacce contro le nostre vite, 

e somma crudeltà, in ogni angolo la nostra terra sfregiata dal terrore,

resa sgraziata e inamabile;

lacerati tutti noi e l’abbandono della passione  

ma sopravvive comunque la tenerezza.


Somehow we survive
and tenderness, frustrated, does not wither. 

Investigating search lights rake
our naked unprotected contours

over our heads the monolithic Decalogue

of fascist prohibitions glowers

and teeters for a catastrophic fall;
boots club the peeling door. 

But somehow we survive
severance, deprivation, loss. 

Patrols uncoil along the asphalt dark
hissing their menace to our lives, 

most cruel, all our land is scarred with terror,
rendered unlovely and unlovable;
sundered are we and all our passionate surrender 

but somehow tenderness survives.

SZ

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