Premessa (doverosa…)
Spesso navigando sulle piattaforme di streaming musicale ci si imbatte in raccolte, compilation, greatest hits e quant’altro dedicate a band più o meno note, più o meno sulla cresta dell’onda, più o meno complete, più o meno di qualità.
Insomma il giochino è semplice all’apparenza: dieci, dodici brani monumentali o, se preferite, fondamentali e via uno in fila all’altro, senza soluzione di continuità… et voilà il gioco è fatto: vendite, ops scusate… streaming, numeri e poi… e poi una buona manciata di perle ai porci, perché dopo le prime/tre quattro tracce (di solito le più note o le più scaricate…) l’attenzione cala fino a sparire del tutto…. però gli Essentials funzionano e allora…
Se lo possono fare le piattaforme streaming, lo posso fare anch’io mi son detto e così provo ad approfondire, scrutare, scavare , rovistare nelle canzoni essenziali dei gruppi che mi hanno segnato l’esistenza musicale e non solo. Non so se e a quanti piacerà, ma che scrivo più per me che per gli altri non è una novità, no?
Partiamo cosi con un dei gruppi seminali della storia del rock: The Cream
Dalle radici del Blues alle radici dell’heavy: un trio “insostenibile” che han reso possibile l’impossibile, creare un nuovo stile musicale: l’hard blues…
- SUNSHINE OF YOUR LOVE – DISRAELI GEARS
- WHIITE ROOM – WHEELS OF FIRE
- STRANGE BREW – DISRAELI GEARS
- CROSSROADS (LIVE) – WHEELS OF FIRE
- I FEEL FREE – FRESH CREAM
- BADGE – GOODBYE
- I’M SO GLAD – FRESH CREAM
- TALES OF BRAVE ULYSSES – DISRAELI GEARS
- SPOONFUL – FRESH CREAM
- BORN UNDER A BAD SIGN – WHEELS ON FIRE
Prima di cominciare a leggere scegliete una canzone qui sopra, o anche più di una: ora godetevela che tanto non sbaglierete, poi provate a fare quella cosa complicatissima definita contestualizzare; anni fra il 1966 e il 1969. Anni ruvidi, bui e al contempo gioiosi, di grandi contestazioni e di grandi sperimentazioni, di sostanze lisergiche e funghi allucinogeni, ma anche di grande speranza e cambiamento. Ed è proprio dalla sperimentazione estrema che nasce il trio “delle meraviglie” nascosto dietro il nome Cream.
Dal punto di vista musicale in Inghilterra, in quegli anni impazzava la rivalità, presunta, fra Beatles e Rolling Stones, neonati fenomeni mainstream del momento e un fermento musicale alternativo che prendeva spunto dal British blues di Alexis Corner e si concretizzava solidamente nei Blues Breakers di John Mayall, gruppo guru di un blues elettrico cattivo e oscuro, se possibile, ancor più del blues acustico degli anni del Delta del Mississippio
Dai Bluesbreakers, che stavano riscrivendo le dinamiche del blues, passano due dei futuri Cream, Eric Clapton, che ai tempi veniva considerato un “dio” della chitarra e Jack Bruce, virtuoso del basso elettrico. Due caratteri forti e spigolosi a cui si uni poco dopo un batterista, stratosferico, di estrazione jazzistica che rispondeva al nome di Ginger Baker. Tutti e tre avevano una solida formazione blues e la determinazione a riscriverne le strutture compositore e sonore, trasformandoli in qualcosa di assolutamente innovativo per l’epoca: un power trio che suonava un blues “pesante”, un blues molto rock: erano ii primi vagiti, e che vagiti del rock blues e avrebbero influenzate buona parte delle bande che sarebbero da li a poco esplose nel turbine dell’Hard rock: Black Sabbath, Deep Purple, Led Zeppelin per fare tre nomi.
I Cream sono stati così il primo super-gruppo inglese. Ginger Baker alla batteria, Jack Bruce al basso e Eric Clapton alla chitarra rappresentavano l’essenza, la crema, the Cream appunto, degli strumentisti del momento che davano forma a un nuovo genere musicale suonandolo, arrangiandolo e producendolo come nessuno aveva fatto prima. Capite bene che lampo incendiario potessero rappresentare nel rock della fine anni ’60: negli anni del tramonto dell’epopea dei Quattro di Liverpool e del consolidamento a livello di Star di prima grandezza dei Rolling e del loro Rythm & Blues I Cream In tre anni pubblicano quattro album seminali prima di sciogliersi: Fresh Cream (1966): un meraviglioso omaggio al Blues delle origini. Disraeli Gears (1967) intriso fino al midollo di psichedelica è l’album della consapevolezza delle potenzialità del trio, Wheels of Fire (1968) è i Cream: suonato interamente dal vivo consolida l’idea di heavy rock blues ricco di improvvisazioni e assoluta libertà compositiva dei tre componenti. L’apice del gruppo, la sublimazione, lo Zenith tanto che dopo la registrazione e gli apprezzamenti del pubblico e della critica il trio si scioglie. Goodbye (1969) un impegno contrattuale che sancisce l’impossibilità del gruppo di continuare a incidere dischi in studio, dopo che la carismatica “libertà di espressione” dei tre era stata logorata dai numerosissimi concerti americani che ne consacrarono, paradossalmente, la imperitura fama e contemporaneamente la loro dissoluzione. Hanno venduto qualcosa come 15 milioni di dischi. Hanno aperto la strada per l’hard rock e l’heavy metal degli anni a venire, mescolando blues e rock psichedelico e arrivando a forgiare un sound potente e affascinante, hanno di fatto inventato un nuovo genere musicale. Essenziali.
Come sempre buon ascolto e buona lettura.